
L’area dell’antico Lago Bracciano si trova alle pendici settentrionali del Monte Montello, il massiccio che dall’alto dei suoi 963 m s.l.m. domina, carico di storia, la frazione di Montese.
Il Lago Bracciano ebbe origine al termine dell’ultima glaciazione (tra i 12 e i 10mila anni fa) per via di una frana distaccatasi dal fronte nord del monte, frana che portò a far defluire alcune sorgenti sottostanti, creando questo bacino nei pressi del quale, tra XVIII e XIX secolo, vennero alla luce numerosi reperti archeologici.
La scoperta più consistente riguarda il rinvenimento di un gruppo di bronzetti votivi etruschi (VI-IV sec. a.C.) che permettono di identificare l’area come un importante luogo di culto legato al potere curativo delle acque.
Poco lontano scorreva e scorre ancora oggi il c.d. Rio dell’Acqua Salata, originato da una sorgente di acqua salsobromoiodica (che fino al secondo dopoguerra veniva utilizzata per la cura del gozzo): è pertanto ipotizzabile che il lago e tale sorgente fossero collegati alla presenza di un santuario etrusco, in un luogo molto vicino ad un valico appenninico, importante via di comunicazione tra l’area dell’Etruria padana e l’alta Toscana (Etruria propria).
Un tratto di queste vie transappenniniche potrebbe essere stato compreso in quella che nel Medioevo fu una sezione della Via Romea Nonantolana che da Samone (Zocca – MO) conduce a Montese (attuale sentiero 434)
Il santuario doveva trovarsi ai piedi del Montello, vicino alle sorgenti a cui il culto era dedicato e funzionale alla necessità di ristoro dei frequentatori/viaggiatori. Con ogni probabilità era di tipo ipetrale ossia un recinto sacro a cielo aperto, con struttura in ciottoli a secco simile al podio-recinto D attestato a Kainua (Marzabotto), nella valle del Reno (dalla cui officina probabilmente provenivano i bronzetti qui ritrovati).

I bronzetti rappresentano devoti, animali domestici (ovini, bovini, equini) e divinità, furono rinvenuti da Arsenio Crespellani, importante ricercatore modenese del XIX secolo e tuttora sono conservati al Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena (Musei Civici), mentre una copia è conservata al Museo storico di Montese.
Essi rientrano in una tipologia di bronzistica etrusca ben nota, diffusa tra la fine del VI e la metà del IV secolo a.C. (525 – 350 a.C. circa). Sono tipicamente schematici ed appiattiti: la loro funzione di ex-voto prevale certamente sull’esecuzione artistica.

Uno di essi tuttavia si distingue sia per le dimensioni sia per la fattura: è realizzato a tutto tondo e si tratta di una figura femminile abbigliata con chitone e diadema, riconosciuta come la dea Mnerva (Minerva), divinità tutelare del culto delle acque, a cui con ogni probabilità era dedicato il santuario.
Oggi il bacino (un tempo di circa 100 x80 m, con una profondità di 4-5 m) è completamente prosciugato ma il suo perimetro è ancora abbastanza facilmente riconoscibile sul terreno, costellato da ontani neri, specie arboree igrofile dalle caratteristiche radici aeree.


Una delle fonti che lo alimentava è tuttora esistente e si può scorgere a monte dell’area dell’antico bacino, inserita nella rete di distribuzione di acqua potabile del Comune.
Curiosità: il lago venne prosciugato artificialmente alla metà degli anni ’70 del secolo scorso, nel contesto più ampio dei lavori di ripristino di una strada più a valle, distrutta da un evento franoso. In tal modo si perse completamente la memoria della sua posizione.
Sulla base dei dati archeologici e documentari e a seguito di un approfondito studio interdisciplinare a cura della Dott.ssa Federica Badiali che ha recuperato importanti dati geologici e chimici, nella primavera del 2015 si è concretizzato il progetto di valorizzazione culturale e storica di quest’area, a cura del Comune di Montese in convenzione con il G.A.L. (Gruppo di Azione Locale) Antico Frignano.
Il progetto ha portato alla ricostruzione di un’antica abitazione etrusca (con annesso recinto per l’allevamento degli animali) e del recinto cultuale in pietra oggetto della devozione popolare, nonostante evidenze di strutture non siano state rinvenute in quest’area.



INFORMAZIONI
- Area sempre aperta al pubblico (non vi sono né orari né titoli di ingresso)
- Qui potrete scaricare il PDF della brochure informativa.
- Responsabile scientifica del progetto: Dott.ssa Federica Badiali
BIBLIOGRAFIA PER APPROFONDIRE
- Federica Badiali, “Il Lago Bracciano di Montese: studio interdisciplinare di un’area sacra nell’Appennino modenese.” in Archeologia Postmedievale 17, 2013, pp. 323-332
- AA.VV., Atlante dei Beni Archeologici della Provincia di Modena, Vol. II, Montagna, 2006, pp. 112-114
- Portale geografico del territorio modenese SisTeMoNet
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