MONTEBELVEDERE (1140 m slm)

Visuale sul Cimone e l’alto crinale appenninico dal Monte Belvedere

Raggiungere la sommità di questo monte è la piacevole scusa per intraprendere una breve escursione che dal centro del paese di Castelluccio vi porterà a godere di una bellissima ed ampia veduta e riscoprire una pagina di storia recente.

Il Monte Belvedere fu infatti teatro nell’ultima guerra di aspri combattimenti tra il fronte nord dell’occupazione tedesca e quello sud dell’avanzata degli alleati: qui correva un tratto della Linea Gotica (in realtà la linea più arretrata di essa, la c.d. Linea Verde II), ossia l’imponente sistema difensivo creato dalla Wehrmacht per arrestare l’avanzata delle forze alleate.

Il monte era infatti divenuto un importante baluardo difensivo tedesco che seppe resistere agli attacchi dei partigiani e degli alleati americani durante tutto il rigido inverno del 1944-45. Venne conquistato dai Mountaineers della 10° divisione americana da montagna il 20 febbraio 1945.

Oggi il Monte Belvedere occupa il territorio di ben tre comuni (Montese, Lizzano in Belvedere e Gaggio Montano) e due province (Modena e Bologna).

SENTIERI

L’itinerario della memoria, così si chiama il percorso ad anello che porta a toccare uno dei tratti locali più significativi della Linea Gotica, consente di osservare le tracce delle trincee tedesche e dei bombardamenti, la chiesa di Ronchidoso e i resti del castello duecentesco di Montebelvedere.

Tale itinerario si snoda per un tratto lungo il sentiero 452 e per un tratto lungo il sentiero 440/4 e costituisce inoltre la terza e ultima tappa del Percorso Belvedere che da Marano (loc. Casona) di Modena arriva fino alla sommità di questo monte, percorrendo la dorsale appenninica che divide la valle del Panaro da quella del Reno.

IL CASTELLO DI MONTEBELVEDERE

Per la sua posizione strategica il Monte Belvedere divenne sede di un castello a partire dal 1200, di cui purtroppo oggi sopravvivono solo alcuni limitati resti. Molte leggende popolari narrano di importanti tesori nascosti dai castellani in occasione di battaglie ed assedi con le popolazioni vicine, così da evitarne l’appropriazione da parte del nemico di turno.

Proprio su una di queste storie si basa la c.d “Leggenda di Oliva”, una delle più famose ed inquietanti narrazioni popolari locali.

LA LEGGENDA DI OLIVA

Durante la lotta con la popolazione di Sestola e proprio con l’intento di evitare che in caso di sconfitta i loro più preziosi beni finissero nelle mani degli avversari, gli abitanti di Monte Belvedere li nascosero, affidandoli nientemeno che al Diavolo in persona.

Questi pose una condizione per la restituzione del prezioso tesoro: lo avrebbe ceduto a chi gli avesse procurato una donna incinta che avesse avuto il nome di una pianta.

Per lungo tempo il tesoro rimase nascosto, fino a quando si venne a sapere di una giovane donna che si era da poco trasferita in zona con il marito e un figlio piccolo: si chiamava Oliva ed era incinta.

Approfittando dell’assenza del marito, lontano da casa per lavoro, e con il favore del buio, un gruppo di malintenzionati rapì la donna, consegnandola al Demonio presso il Monte Belvedere. Vedendo che le condizioni erano state rispettate il Diavolo afferrò la donna, pronto a volare nel proprio regno, ma la vista improvvisa dello scapolare con l’immagine della Madonna che Oliva indossava sotto la veste lo fece inorridire. Lasciò la presa ed Oliva cadde a terra, riversa, a braccia aperte sulla cima del monte. Qui il suo corpo lasciò un’impronta a forma di croce che la tradizione popolare vuole che ancora si veda, perché non vi cresce mai l’erba.

Tale leggenda pare abbia un fondo di verità e sembra si sviluppi da fatti realmente accaduti verso la fine del XVIII secolo (1778) ossia la morte di una donna, Maria Oliva Crudeli, moglie di Paolo Lanzi, che scomparve da casa durante un’assenza del marito e fu ritrovata morta, distesa prona con addosso solo la camicia, l’immagine della Madonna e molte bruciature sul corpo.

Nel 1993 il Gruppo Culturale Il Trebbo ha autoprodotto e autofinanziato un filmato che narra tale leggenda popolare, dal titolo “Oliva, la leggenda del Monte Belvedere”. Il video è stato realizzato utilizzando come attori gli abitanti dei vari paesi del Comune di Montese e può capitare di vederlo proiettato pubblicamente in occasione di eventi dell’associazione.

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